Quale cambiamento per la Prodi?

Nell'utlimo numero dell'Espresso c'è un "interessantissimo" articolo di Maria Chiara Prodi, nipote del Presidente Romano Prodi, che vive ormai da diversi anni all'estero, a Parigi, e che probabilmente ha subito anche una forte influenza della politica francese.

L'articolo parla di possibili alleanze tra gli italiani che sono, negli ultimi anni, andati all'estero per trovare lavoro oppure una speranza, prendendo spunto a quanto lanciato dal Ministro Provenzano riguardo ad un possibile rilancio del Sud italiano.

Cercherò di dedicare un post riguardo a questo modo strano di recuperare gli italiani all'estero, e soprattutto di far crescere il Sud Italia, attraverso la creazione di una rete di expact, ma qui vorrei soffermarmi a quanto dichiarato da Maria Chiara Prodi, che mi ha lasciato molto perplesso.

L'ho letto diverse volte e rivisto altrettante volte la sua pagina Facebook dove ha ricevuto molti Like, forse da persone che non hanno letto l'articolo. Ovviamente nessuna critica, ma onestamente come si fa a mettere dei Like su queste frasi:

 

Tre mesi fa, alla radio ho sentito Marine Le Pen fare questa dichiarazione: «Il contrario della mobilità, che è il dna della globalizzazione, non è l’immobilismo, ma la prossimità. Di fronte all’eccesso di mobilità imposto ad alcuni, noi siamo i baluardi della prossimità».

Tessere alleanze, abbattere i muri, non è solo una cosa bella da fare, è anche l’unico antidoto contro un sovranismo che vuole presentarsi come il monopolista delle relazioni semplici, umane, di buon vicinato, e arrogarsi il diritto di definire noi cittadini mobili come persone distanti, indifferenti, opportuniste. Rigenerare spazi di prossimità, che producano una trasformazione sociale, è la grande battaglia che abbiamo di fronte. E le parole di Marine Le Pen mi hanno convinto ancora di più che noi emigrati possiamo essere determinanti in questa battaglia, se ci dotiamo tutti insieme degli strumenti necessari di partecipazione. Il 2021 sarà anche un anno di elezioni amministrative. Nelle città, i legami tra chi è partito e chi è rimasto sono ancora forti. Sarebbe importante se chiunque sta preparando il futuro di queste città, leggendo queste righe, trovasse spunto per allargare lo sguardo a tutti i cittadini. Ignorarci, è il vero immobilismo, di fronte ad un mondo che cambia. Coinvolgerci, una delle chiavi per cambiare questo mondo in meglio.

 

Il punto non è tanto riguardo il concetto che Le Pen ha sollevato, che può essere buono visto che praticamente sostiene che intorno a noi ci sono molte più persone valide, con qualità senza andare in giro per il mondo, e che la Globalizzazione non è - sarebbe dovuto essere - un modello da seguire, perchè ha impoverito la realtà locale.

Il problema è che ha preso Le Pen come punto di riferimento, dal quale ispirarsi per "cambiare questo mondo in meglio".

 

Ma il buon Romano Prodi ha letto questo articolo?